L’affascinante mondo del Corallo

Ramo di corallo grezzo mediterraneo

Ti sei mai chiesto cos’è veramente il corallo? È una pianta marina, un animale o un fossile? E se ti dicessimo che la risposta è più sorprendente di quanto tu possa immaginare? In questo articolo, esploreremo il corallo da ogni angolazione, rivelando la sua vera natura e il suo straordinario ruolo nel nostro ecosistema marino. Scopriremo anche come viene raccolto e le sue incredibili applicazioni nel mondo della gioielleria!

Il Corallo secondo gli Antichi

Plinio il Vecchio, nel capitolo XXXII della sua Naturalis Historia, confuso forse dalla sua struttura arborescente, descrive il corallo come un albero marino che, molle e bianco sott’acqua, diventa duro e rosso una volta pescato. Questa idea si riconferma anche nelle Metamorfosi del poeta latino Ovidio, il quale afferma:

“Così pure s’indurisce il corallo nell’istante in cui viene toccato dall’aria: prima, sott’acqua, era un’alga flessuosa.”

L’assenza di maschere subacquee nell’antichità non permetteva una chiara visibilità, e i pescatori, procedendo a casaccio, spesso scambiavano comuni anemoni marini per coralli; ciò contribuì a generare la credenza che il corallo fosse una pianta, molle in acqua e solida a contatto con l’aria. Solo nel Settecento si scoprì che le ramificazioni coralline sono create da colonie di piccoli animali (polipi) che secernono una sostanza calcarea. Fu Henry Lacaze-Duthiers, nel 1864, a stabilirne definitivamente la natura con la sua monumentale opera L’histoire naturelle du corail, frutto delle sue analisi sui coralli svolte in Algeria.

Ramo di corallo grezzo mediterraneo
Ramo grezzo di corallo Mediterraneo, pescato dal capitano Marino Marotta nel 1976. Collezione privata.

Formazione e Struttura del Corallo

I coralli appartengono in realtà alla famiglia dei celenterati, la stessa delle meduse. La maggior parte di essi è classificata come Antozoi (dal greco “ἄνθος/anthos” fiore e “ζῷον/zoon” animale).

La crescita del ramo di corallo non è altro che il frutto della sedimentazione delle secrezioni di carbonato di calcio prodotte dai polipi, che misurano solo pochi millimetri, ma sono in grado di supportare un complesso sistema di vita animale. Questo processo di sedimentazione è lungo e complesso: nel caso del Corallium rubrum, per formare 1 cm di corallo mediterraneo, gli antozoi impiegano circa tre anni.

Il corallo è composto da comunità di piccoli polipi che costruiscono, alla base del proprio corpo molle, uno scheletro di carbonato di calcio con funzione protettiva e di sostegno. I polipi crescono uno accanto all’altro, cosicché le secrezioni di calcare si fondono e si stratificano, formando barriere coralline come quella australiana, la più estesa del mondo, che copre un’area di oltre 80 mila miglia quadrate. Con la morte dell’organismo, lo scheletro viene colonizzato da altri polipi.

In mare, i polipi si moltiplicano dividendosi molte volte, aumentando le dimensioni della colonia. In situazioni avverse, come il sovrappopolamento, i polipi rilasciano in mare milioni di spermatozoi e uova in sincronia durante l’alta marea. Solo uno su dieci milioni di uova viene fecondato: si origina una larva che, trasportata dalle correnti, si fissa su una roccia dove si trasforma in polipo e inizia a dividersi, dando origine a una nuova colonia. Alcune di queste colonie possono essere riprodotte in ambienti d’allevamento; tuttavia, i coralli del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Pacifico, utilizzati in gioielleria, non possono essere allevati ma solo pescati a causa delle loro caratteristiche uniche e irriproducibili.

Bibliografia:

  • R. Schiller, “Profondo rosso”, in “Mondo Sommerso”, 1989
  • A. Colleoni, “La via del corallo”, 2006
  • P. Santoro, “Il Corallo, prima parte: dall’antichità al Quattrocento” in “Schede tecniche dell’Antiquariato”, 2018

Sitografia:

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